Il report 2022 dell’Istat ci spiega come i due anni di pandemia hanno cambiato le nostre abitudini. Non sappiamo ancora se questi cambiamenti diventeranno stabili o se scompariranno: è un utile esercizio di consapevolezza prendere atto di queste nuove abitudini, notarle nella nostra quotidianità, per poter scegliere quali mantenere e quali abbandonare, per conoscere i propri punti di forza e di debolezza.
In questo articolo tratteremo solo alcuni aspetti, per una trattazione completa si rimanda al rapporto ISTAT a questo link.
Per molte persone la vita non è ancora tornata alla normalità (21%), e la prospettiva è che questo non accadrà per almeno un anno, o addirittura che non si possa più tornare alla normalità precedente (6,5%). Già dalla seconda ondata (dicembre 2020-gennaio 2021) e poi nella quarta (dicembre 2021-gennaio 2022) si sono intravisti segnali di cambiamento che andavano nella direzione di recuperare la quotidianità pre-pandemia, ci sono però alcuni aspetti che ci indicano che non siamo ancora totalmente tornati alla normalità. Per alcune fasce di popolazione, ad esempio, persistono ancora dei comportamenti di prudenza rispetto al contagio: una parte della popolazione (36,8%) sceglie ancora di uscire nelle ore meno affollate e evita di farlo nelle ore serali (18,4%). Un cittadino su cinque utilizza i mezzi pubblici in misura minore rispetto al passato. Anche l’impatto delle nuove tecnologie potrebbe perdurare per molto tempo e produrre un cambiamento definitivo delle nostre abitudini.
LA ROUTINE QUOTIDIANA FRA IL LOCKDOWN E OGGI
Nella prima ondata le persone hanno affermato di dedicare più tempo a dormire, tendenza che ora è in netto calo. Sono da evidenziare inoltre i disturbi del sonno, emersi durante l’isolamento, e che tuttora permangono, soprattutto per le donne: il lockdown potrebbe essere stato in questo senso un fattore di rischio. È aumentato, rispetto ai primi mesi del 2020, il tempo che dedichiamo alla cura della persona, grazie alla ripresa della socialità e delle uscite. Durante l’isolamento, le persone hanno riferito di dedicarsi maggiormente al momento del pasto, in termini di tempo, qualità (cibi meno salutari) e quantità. Ad oggi la maggior parte delle persone è ritornata ad abitudini alimentari pre pandemia. Ancora il 65,9% delle persone riporta di mangiare fuori casa meno spesso di prima. Permane l’abitudine della spesa online, dell’acquisto del pasto da asporto e c’è stato un aumento dell’attenzione all’impatto ambientale degli acquisti alimentari, che vengono più spesso effettuati presso produttori locali.
IL TEMPO LIBERO
Il modo in cui trascorriamo il nostro tempo libero è cambiato notevolmente in questi anni: abbiamo dedicato più tempo agli hobbies (cucina, giardinaggio, attività artistiche e giochi di carte), tendenza che è in diminuzione nell’ultimo periodo. La lettura di libri ha avuto un andamento positivo, che rimane stabile anche nel 2021. L’attività fisica ha cambiato la sua forma, diventando meno strutturata, più saltuaria e generica, pur rimanendo una delle attività con cui trascorriamo il nostro tempo libero. Abbiamo aumentato l’uso della tecnologia e del virtuale per mantenere le attività che potevano usare questo mezzo per diffondersi. Purtroppo, abbiamo assistito al crollo di tutti coloro che non hanno potuto sfruttare la digitalizzazione: il teatro (-85%), il cinema (-81%), i concerti (-80%).
Certamente questi dati non rappresentano perfettamente come ciascun individuo ha vissuto questi anni, perché sono un’analisi statistica generale. Da questi stimoli possiamo prendere spunto per migliorare la qualità della nostra vita: c’è qualche abitudine che vorremmo abbandonare? Qualcosa che abbiamo imparato durante il lockdown e che ha migliorato il nostro benessere? A ciascuno, in questo caso, la sua risposta.
LE RELAZIONI SOCIALI E IL VISSUTO
Il fatto di avere una rete sociale a cui fare riferimento, seppur a distanza, è stato un elemento di supporto per le persone durante l’isolamento, ed ha aiutato ad affrontare la difficile situazione in cui ci trovavamo. Tuttavia, ancora moltissime persone si sentono sole, ancora di più dopo la pandemia (un terzo degli intervistati), soprattutto se già precedentemente vivevano questa condizione di solitudine. Inoltre, un milione e trecentomila persone ritengono di non aver nessuno su cui poter contare in caso di necessità.
Le persone, oggi, tendono a descrivere le loro giornate con parole più positive rispetto al lockdown. Sotto i 54 anni, permane ancora in parte l’uso di parole negative, specialmente con significati legati alla noia e alla monotonia. Il livello di soddisfazione delle relazioni di amicizia ha toccato il picco più basso dal 1993: il 72,1% si dichiara soddisfatto delle proprie relazioni di amicizia, il dato è poi particolarmente basso fra gli adolescenti (14-19 anni). Nel 2021, circa 220 mila ragazzi si definiscono insoddisfatti della propria vita e del proprio benessere psicologico.
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